Data l’occasione fornita dall’ultimo evento di Foehn sul Pinerolese, ci sembra utile aprire un approfondimento riguardo il legame che intercorre tra il Foehn e i cosiddetti venti “catabatici”.

Per vento catabatico (dal termine greco katabatikos che vuol dire “che va verso il basso”) si intende una corrente che scorre scendendo lungo il versante di una montagna o qualsiasi inclinazione orografica.
Dalla definizione sembrerebbe proprio che il Foehn rientri in questa categoria di venti, essendo un vento di caduta che scende lungo i versanti delle nostre montagne… in effetti è così, ma con una certa forzatura.

Nella classica terminologia meteorologica, i venti catabatici hanno origine dalla presenza di uno strato di aria particolarmente fredda sulla sommità di un rilievo, soprattutto in presenza di un altopiano. Il tipico caso è quello relativo all’Antartide.

Dal Plateau Antartico, che si trova a quote superiori ai 2000 metri, l’aria gelida che staziona risulta molto più pesante rispetto a quella più calda (seppur ovviamente sempre fredda) che si trova a livello del mare. Questa differenza di densità, che per ragioni termodinamiche si ripercuote in un gradiente di pressione tra il Plateau e il mare, innesca una corrente che parte dalla zona in cui la pressione è maggiore (Plateau) a quella in cui essa è minore (mare); da non sottovalutare ovviamente anche il contributo operato dalla forza di gravità. I venti possono risultare anche violenti, dato il gradiente termico presente.

Tornando vicino alle nostre zone, classici esempi di venti catabatici sono:

_ la Bora, che si attiva soprattutto in inverno quando aria di origine artico-continentale staziona sull’altopiano carsico e fluisce verso le coste adriatiche;

_ la Tramontana in Liguria, che si attiva in presenza di uno strato di aria gelida in Valpadana e fluisce verso le coste tra Savona e Genova.

I venti catabatici si possono osservare anche a piccola scala, per esempio in un laboratorio in cui l’azoto liquido viene versato in speciali contenitori termicamente isolati (dewar):

In questo caso il dewar funge da “rilievo”, con la parte sommitale che fa le veci dell’altopiano. La temperatura all’estremità superiore del dewar è sicuramente inferiore ai -100 °C, perchè l’azoto liquido evapora a quasi -200 °C e l’isolamento termico del contenitore fa sì che i vapori dell’azoto siano ancora estremamente freddi mentre fuoriescono da esso. I vapori, come si nota nella foto, precipitano lungo i bordi verticali del contenitore poichè la loro densità è molto maggiore di quella dell’aria circostante, nettamente più calda.
Dinamica identica a quello che succede a larga scala in Antartide.

Nei casi sopra elencati, dall’Antartide al dewar con l’azoto liquido, queste correnti discendenti risultano sempre fredde e sono originate da masse d’aria gelide STAZIONANTI sulla sommità di rilievi.
Ritornando al vento di Foehn invece, esso è una corrente discendente CALDA e si origina per la presenza di una massa d’aria IN MOVIMENTO lungo i versanti di una catena montuosa.
Sulla dinamica esatta del Foehn rimandiamo a questo nostro vecchio articolo: http://www.meteopinerolo.it/il-vento-di-foehn-breve-descrizione-della-sua-dinamica/.
In ogni caso si può correttamente definirlo un “vento catabatico caldo”, mentre ai classici venti catabatici gli si aggiunge il termine “freddo”.